CASSAZIONE CANNABIS LIGHT

La recente sentenza della Corte Suprema sull’utilizzo e la vendita della cannabis light, si attesta come storica per la vendita e diffusione in Italia. Questo potrebbe cambiare le sorti di un business che negli ultimi tempi in Italia ha conosciuto una crescita stimata al 500%. La decisione ha determinato che la vendita e l’uso di questo prodotto sono totalmente legali. La cannabis e prodotti affini possono essere commercializzati, pertanto nessun sequestro preventivo può essere applicato. Un capitolo importante che dona nuova visione ad una rocambolesca e districata materia che da tempo sembrava non fare chiarezza. In particolare la sentenza ha fatto luce sulla vendita della cannabis e sulle quantità e valore THC ammissibile dalla legge.

CANNABIS LIGHT PRIMA

Fino a questa sentenza c’è stata molta confusione sul possesso e sulla vendita della canapa light. Uno dei maggiori problemi era relativo al quantitativo di THC contenuto nella stessa. Nel 2016 è stata varata una legge che ha fissato dei limiti di utilizzo della stessa, ad oggi in vigore. Tuttavia essendo questa legge marginale e contenendo alcuni buchi, sono rimasti irrisolti molti quesiti. Le autorità negli anni hanno continuato a sanzionare alcune attività su cui in realtà semplicemente non era stato fatto chiarezza. In Italia è possibile coltivare il prodotto a patto che si tratti di un THC massimo di 0.6% (e non quindi 0.2% come da molti creduto). Questo è quanto stabilisce la legge del 2016 ad oggi in vigore. Il Tetraidrocannabinolo è il principio attivo che ha proprietà psicoattive ovvero quello che dona gli effetti stupefacenti. Tuttavia, quando il suo valore è molto basso, gli effetti sono quasi nulli.

Gli agricoltori possono coltivare piante con un valore tra lo 0.2 e lo 0.6%. Fondamentale però ai fini legali è che in sede di controllo abbiano la possibilità di dimostrare la provenienza dei semi. La coltivazione è ammessa per l’utilizzo nella produzione di alimenti, cosmetici o prodotti lavorati, realizzazione di opere, trasformazione e consumo. Per coltivare la canapa non serve alcuna autorizzazione preventiva. Basta conservare i cartellini della semente e le fatture di acquisto per un periodo di almeno dodici mesi. In via precauzionale, il Ministero delle Politiche Agricole ha inviato i cittadini a comunicare alle autorità l’eventuale coltivazione. Tuttavia questo suggerimento non è previsto dalla legge e non rappresenta un obbligo per nessuno. 

CANNABIS LIGHT LA SVOLTA

La recente decisione è la conseguenza di uno spiacevole episodio che ha riguardato un ragazzo di 28anni che aveva messo in vendita infiorescenze di cannabis. Il Tribunale di Macerata aveva stabilito che la vendita non fosse consentita. La norma non parla infatti di commercializzazione ma la Cassazione ha ribaltato la decisione. Se è consentito promuovere la realizzazione di prodotti a base di canapa, è sottinteso che sia possibile venderla. In particolare la sentenza ha decretato la possibilità di vendita al dettaglio delle infiorescenze contenenti THC (purché nei limiti). La stessa ha dichiaro l’utilizzo legale per qualunque uso alimentare, cosmetico e anche fumo.

Questa sentenza è rivoluzionaria perché va a modificare proprio un’altra sentenza sempre espressa dalla Corte di Cassazione. La precedente stabiliva invece il massimale di un THC allo 0.6% solo per i coltivatori. In questo caso, come previsto dalla legge, il bene è vendibile nel momento in cui non ha caratteristiche di illiceità. Avendo il giovane rispettato i limiti imposti dalla legge, la vendita era in buona fede. Durante il controllo conservava la provenienza dei semi e le piante rientravano nei limiti previsti. Per tale motivo il reato non sussiste. Chiunque abbia acquistato un bene di questo tipo, nel rispetto dei limiti imposti, non sta commettendo un illecito. Il soggetto deve essere lasciato in pieno possesso del prodotto. Solo nel caso in cui il limite rilevato sia superiore allo 0.6%, potrà essere perseguibile penalmente.

CASSAZIONE REGOLA LA CANNABIS LIGHT

Dopo innumerevoli sentenze contraddittorie che hanno letteralmente mandato in confusione commercianti e acquirenti, la cannabis light arriva ad una nuova era. Tutti i sequestri preventivi effettuati nei cannabis store sono in realtà illegali e non necessari. La cannabis legale continua ad essere fruibile. Il business milionario continuerà a crescere come previsto dalle stime, nel pieno rispetto della legge. Certamente in futuro vi sarà la necessità di rivedere la legge del 2016 per fare maggiore chiarezza. Soprattutto al fine di evitare che si possano nuovamente verificare episodi di questo tipo. Gli organi di sicurezza non devono dedurre comportamenti da seguire, ma attenersi a quanto riportato. Questa decisone rappresenta un cambiamento in primis culturale, senza precedenti. Il settore si è evoluto e tutti sono pronti ad una futura liberalizzazione della cannabis. Sulla scia di altre città che hanno anticipato questa tendenza come Amsterdam, anche l’Italia progredirà in questo verso. Proprio in Olanda paradossalmente il consumo di marijuana si è ridotto drasticamente da quando è sotto controllo grazie alla vendita legalizzata. 

Le stime parlano chiaro e il business ha creato e continuerà a creare posti di lavoro, crescendo senza sosta in modo esponenziale. Si stima che il continente europeo nel prossimo decennio sarà in grado di dare vita al più grosso mercato di cannabis al mondo. Per tale motivo si pone l’esigenza di una legislazione più solida e chiara per l’utilizzo e per la vendita della canapa. Le aziende hanno posto attenzione al business, anticipando le mosse del Governo. Stanno acquisendo store specializzati, azioni di imprese che producono cannabis e dando vita alla produzione di bevande e prodotti contenenti marijuana. 

 CANNABIS LIGHT UN BUISNESS IN CRESCITA

Il compito più importante di questa trasformazione, sarà certamente avere la capacità di stabilire con chiarezza i dettami da seguire. Per facilitare i cittadini sulla possibilità di consumare il prodotto in modo sicuro. Ad oggi per molti non c’è chiarezza su ciò che è tollerato e su cosa è illegale. Un esempio valido riguarda quanti, dopo aver consumato canapa light, non sanno se possono mettersi alla guida. Oppure se sia possibile fumarla o farne solo decotti e prodotti estetici. Tutto questo è causato dalla poca chiarezza della legge del 2016 e dall’applicazione poco lineare degli organi di giustizia. Questi, nello specifico, hanno contribuito a rendere solo più complessa la situazione. La sentenza della Corte di Cassazione punta a fare chiarezza sulla linea da seguire e sugli usi e consumi. Si spera arrivi presto una valida integrazione scritta e consultabile da tutti.

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